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Via Veneto: vecchio sì, ma non dormitorio

Alla scoperta del quartiere tra Campo Marte, ITIS e IVECO

È il quartiere delle Tofane, di San Barnaba, della “Pavo” (la Pavoniana), di Pinto e della Neotecnica. Anche se all’“anagrafe” i registri lo vogliono come Sant’Eustacchio (dall’omonima sede vescovile), per tutti prende semplicemente il nome da quella via Veneto che lo attraversa da nord a sud (di recente, invero, con qualche difficoltà in più). Moltissimi i condomini che qui hanno in comune quel tanto di generazione “boomer” che oggi descrive quest’area come sempre più “anziana”. “Vero, vista l’età di molti – è il commento più gettonato -. Ma guai a darci del quartiere dormitorio, dove tutto è immobile e stantìo! Qui si vive bene, ci si conosce. Certo, c’è il problema delle attività commerciali…”.

Facciamo un passo indietro

Nel dopoguerra, tra Bova, Mella e Garzetta, qui c’erano solo campi e sparute baracche. Lo sguardo poteva spaziare fino a Borgo Trento e, dalla parte opposta, alle ciminiere dell’allora OM. Presero quindi il la inurbamento e cementificazione: iniziarono a sorgere edifici comunali come dell’Incis, ma anche l’edilizia privata ebbe la sua parte. I viottoli divennero strade, nacquero caserme e piccoli parchi pubblici. Si voleva e s’ottenne un quartiere moderno, ben servito, adatto alle sempre più numerose famiglie che qui vennero in cerca di nuove comodità. Cinquecento e lambrette trovavano ampi spazi nei garage e lungo le strade, ma oggi, con una media di 2-3 auto a famiglia non è più così.

Parola di residenti e commercianti

“Hanno rifatto via Veneto. Bene. Peccato che gli angoli delle strade siano così acuti che è un attimo tagliarsi le gomme. L’avranno fatto anche per ridurre la velocità, ma chi ci rimette siamo noi. Tanto più che per entrare nel cortile di casa devo fare due o tre manovre. E belle anche le aiuole, per carità… ma siamo certi che il Comune le terrà manutentate?”

Michele, 45 anni, ingegnere

“E’ un piacere vedere che il Comune s’interessa al nostro quartiere, ma secondo me se si doveva pensare prima ad altro. I negozi continuano a chiudere, ci tocca prender la macchina per fare molte delle normali commissioni. E per gli anziani qui c’è poco. Servono ambienti sicuri e occasioni d’incontro. Mai che si faccia una festa o un evento di cultura. Serve sempre andare in centro. Salvo i due oratori e qualcosa al parco Jan Palach, da queste parti nessuno fa qualcosa per chi non ha più vent’anni”.

Laura, 68 anni, pensionata

“Il nostro è un quartiere molto verde e tranquillo. Si vive un po’ come in un paese, ma a due passi dal centro. Un tempo però, come nei paesi, ci si conosceva tutti. Ci s’incontrava all’edicola, a messa, al parco. Oggi credo sempre più persone qui ci dormono e basta. Spero non diventi un quartiere dormitorio”.

 Francesco, 72 anni, pensionato

Via Veneto: nuovo look, ma non Prêt-à-porter

Tutto e tutti passano da via Veneto, e i nuovi sensi di marcia v’incanalano ancor più il traffico. Di due corsie se n’è fatta una. I parcheggi? Aumentati qui e ridotti là. Senza parlare di certi posti per disabili dal disegno quasi macchiavellico. Ma soprattutto: quanto ne guadagnano i commercianti? Si perché ben vengano i larghi marciapiedi, ma poco sembrano farsene i commercianti se poi i clienti non possono lasciare la macchina vicino. Un progetto per il quartiere? Implementare occasioni culturali, servizi e luoghi d’aggregazione.