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Carmine: tanti volti. Forse troppe personalità

Viaggio nel quartiere multi-tutto

È un quartiere bifronte il Carmine, un po’ Giano e un po’ Lombard street. Vecchie storie e nuovi problemi.

In origine erano le quadre terza e quarta di San Faustino: da porta Pile a via Mameli, e non oltre via Battaglie a ovest (dove correvano le mura medievali). Oggi per Carmine s’intende a grandi linee quel quadrangolo di centro storico che allarga a nord di corso Garibaldi. Contrada Santa Chiara? Alla bisogna. Perché di Carmine troppo spesso si parla ma non si sa, e allora anche i confini mutano a seconda del tema.

El Carmen: di tutto (fascino) un po’

Quel che è fuori discussione è però il suo fascino. Può piacere o non piacere il Carmine, ma l’antico borgo apparecchiato dai carmelitani regala emozioni d’arte e di persone. le costruzioni raccontano dei Calini, Fenaroli, Avogadro, Caprioli e Gambara. Palazzi che si celano dietro a portoni discreti. Capita, passeggiando, che si aprano distrattamente, e allora disvelano giardini pensili, eleganti fontane, affreschi, cortili alberati. E poi ci sono le botteghe che furono: vera spina dorsale della cultura artigiana della città. Fabbri e pellettieri che lavoravano accanto a mugnai, orafi, mastellai, formaggiai e impagliatori. Suoni d’incudine e laude confraternali. Oggi quasi del tutto messi a silenzio. 

Ci vorrebbe troppo, poi, a descriver la bellezza delle chiese o l’amabilità dei vicoli medievali. E inoltre come abbiamo detto il quartiere era ed è fatto soprattutto di persone. Qui si sprecano i racconti. Non c’è pertugio o piazzetta che non raccolga un aneddoto o l’etimo di qualche “scotöm”. Qui c’erano fame e malattie. E sempre qui accoglienza e mutualismo. Non mancava mai un piatto caldo per chi non se la passava bene, tanto nel medioevo che negli anni ’50 e ’60. Poi cos’è successo?

Parola di residenti e commercianti

Antonio, 91 anni:

“Risiedo e vivo il quartiere da oltre mezzo secolo. ZTL e modifiche alla circolazione non solo si stanno dimostrando un disagio per i residenti, ma per chi è anziano significano l’abbandono. Non si potrebbero prevedere per i parenti che se ne occupano dei permessi speciali così che possano raggiungerli in caso di bisogno? Senza contare che a causa delle varie feste nel quartiere (e non DEL quartiere) mi è capitato anche recentemente che non potessi uscire dal io portone con l’auto: e se avessi avuto bisogno di recarmi in farmacia o in ospedale per delle visite?”

 

Andrea, 36 anni, professionista

“Amo il Carmine e mi ci sono trasferito proprio per questo. Amo anche la vitalità della zona. Ma un conto è il normale divertimento, un altro è fare del quartiere una zona franca. Nei fine settimana non mi dispiace frequentare i locali, ma non esiste che quando si rincasa il sonno ci sia negato. Mancano regole, controlli, buon senso”.

Francesco e Attilio, commercianti

“Siamo due fratelli e abbiamo aperto quest’attività oltre trent’anni fa. Abbiamo visto il quartiere cambiare molto, ma mantenere sempre quell’anima di piccolo borgo in seno alla città che da sempre lo caratterizza. Ci si conosce tutti. E il covid ha dimostrato come lo spirito di mutua assistenza sia forte oggi come un tempo. Se è vero però che la microcriminalità negli ultimi anni si è parzialmente ridotta, gli annosi problemi restano. E a questi si aggiunge lo spopolamento dei commercianti, sentinelle e punti di riferimento del quartiere. Di sola movida serale un quartiere, le famiglie, non possono vivere”.

 

Francesco, 56 anni, commerciante

“Da sempre la mia passione sono i libri, l’artigianato di una volta. Uno dei valori che la città sta dimenticando. Ho sempre pensato che piccole botteghe come la mia rappresentassero il valore aggiunto della trasmissione degli antichi mestieri o, quanto meno, della loro narrazione alle nuove generazioni. Viabilità, degrado, problema parcheggi limitano sempre più la nostra professione e impediscono ai giovani di valutare il subentro in attività come la mia. Un vero peccato. Una perdita enorme per le tradizioni bresciane”.

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Carmine d’oggi

Al recente gay pride erano ben 12 i palchi disseminati in quello che è stato definito a bella posta “il quartiere più colorato della città”. Cosa significhi lo lasciamo all’interpretazione d’uso. Sta di fatto che la politica di concentrazione di locali ed eventi sta da troppo tempo snaturando l’anima del quartiere. Accogliente, sì, universitario, certo, ma altrettanto residenziale. Mentre il Carmine sta diventando lo zerbino sotto cui spazzare le serate scomode, i residenti insorgono a suon di lettere di messa in mora per il Comune. Perché ancora c’è chi al Carmine ci tiene e lo abita con piacere e non accetta d’essere obbligato a “togliere le tende”. Nel frattempo le coppie con figli abbandonano, le scuole boccheggiano, gli anziani soffrono il sentirsi “di troppo”. Se questa è una città…